UNA INTERESSANTE MOSTRA A TOLMEZZO
Di Gino Colla
Il 17 giugno ha aperto a Tolmezzo la mostra: “Immagini della luce tra Oriente e Occidente”. L’esposizione sarà aperta sino al 2 agosto ed è gratuita.
Vengono messi a confronto due artisti molto conosciuti in Italia, e cioè Riccardo Guarnieri e Horiki Katsutomi.
Guarnieri, nato nel 1933 a Firenze, fa parte della pittura analitica, che ha il suo nucleo a Torino (Griffa, Zappettini, Cotani). Alcune sue tele sono visibili, insieme a Griffa, all’interno dell’attuale Biennale, all’Arsenale, in mezzo a tanti giovani.
La poetica, riassunta anche all’inizio della mostra, è, tramite quadri con sfondo chiaro, ritornare a dei segni pittorici delicati, come pensieri che passano nella mente. Si vuole anche ricollegare il segno, la pennellata, a una specie di composizione musicale, dove anziché note sono visibili delle spaziature ripetute.
Horiki Katsutomi, nato nel 1929 a Tokio, ma che vive in Italia dal 1969, in alcune opere ricorda con colori monocromi i quadri di Rotkho, poi, con Ulisse rappresenta delle isole nella luce o delle specie di ali più scure su sfondi colorati. Anche qui si percepisce il silenzio o meglio il vuoto della filosofia Zen.
Il tema di fondo della mostra è che la Carnia, situata al confine di due mondi, può ben conoscere la contaminazione del pensiero. Lo stesso Horiki è un migrante che dall’Oriente si è trasferito in Occidente. Un Ulisse che sta continuando un viaggio immaginario tramite l’arte.
Mi è venuto in mente un bel libro di F. Jullien, Essere o vivere, La Feltrinelli, dove si esaminano a confronto alcune differenze tra la cultura Occidentale e Orientale. Una di queste differenze è che in Occidente prevale l’attenzione allo sguardo, in Oriente all’ascolto. Per questo, penso io, la meditazione orientale richiede il silenzio e gli occhi chiusi. Mentre il vedere è per sua natura intermittente, per lo sbattere delle ciglia, e per il sonno che si alterna alla veglia, l’ascolto è sempre presente. Le orecchie sono sempre aperte e pronte al minimo rumore o suono.
Per questo l’opera sul silenzio di John Cage (4’33’’) vuole sì far pensare all’assenza di suono tramite un pianoforte che non viene usato, ma vuole anche far andare oltre alla non composizione e far ascoltare altri suoni, estranei e imprevedibili. La prima volta questa composizione si svolse in un bosco, dove si poteva sentire qualche stormire di fronde o canto di uccello.
Tutto questo rimanda alla partitura musicale di Guarnieri, o alla meditazione a occhi aperti di Haruki. L’esperienza visiva è intensa e lo spazio di esposizione, con poche o nulle presenze, aiuta a concentrarsi e a uscire con nuovi stimoli interiori.
Il silenzio è rispetto dell’altro, e aiuta a comprendere meglio l’ambiente, facendo un passo indietro rispetto al rumore o all’inquinamento acustico che ci circonda.
Come dice una massima Zen, Il vero viandante è colui che non lascia traccia del suo cammino. Anche attraverso gli occhi si può cogliere il silenzio, che ha mille sfumature, come nei quadri degli autori presenti a Tolmezzo.
Grazie anche agli sponsor, tra cui Eurotech, che hanno consentito questa meraviglia, appartata e affascinante come le nostre montagne.