Di Gianna Ganis
Vogliamo raccontare un recente caso di cronaca, esempio di non conoscenza aggravata dall’arroganza, anche in ambito culturale, ha riguardato la minaccia di licenziamento del direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco.
Doverosa premessa: tutti o quasi non sanno che il Museo in questione è il più antico del mondo, persino più anziano di quello del Cairo, e che l’anno scorso si è rifatto il trucco duplicando la sua superficie. Grazie agli ampliamenti e al lavoro della fondazione che se ne occupa il Museo Egizio è da anni ai primi posti nella classifica dei musei più visitati in Italia. I suoi successi, anche in termini economici e di gestione, si riflettono sulla città soprattutto per quanto riguarda il flusso di turisti.
La venerabile istituzione vanta un bilancio annuale da un milione di visitatori, 9,5 milioni di euro d’incasso, ricavo netto di 810.000 euro, investiti in quattro fondi che corrispondono ad altrettanti progetti, dalla digitalizzazione degli archivi al progetto di «Public archeology» per rendere condiviso il proprio patrimonio, il tutto in regime di autofinanziamento.
Christian Greco aveva 21 anni quando nel gennaio del 1997 arrivò da studente a Leiden in Olanda (ne diventerà direttore del locale museo egizio a 34 anni). L’allievo italiano ha fatto le pulizie nei bagni pubblici della stazione, ha lavorato come guardiano di notte in hotel. “Ho imparato la dignità del lavoro, qualunque esso sia. Ho imparato che è importante chi sei, non cosa fai. Io sarò sempre un egittologo, anche se dovessi tornare a servire birra in un bar, e non certo perché oggi ho un ruolo».
Al concorso internazionale per il posto di nuovo direttore dell’Egizio arrivarono 101 candidature, equamente divise tra italiani e stranieri. Pochi giorni prima della scelta un membro della commissione indipendente incontrò la presidente Evelina Christillin alla quale difficile negare la sua tendenza a dare fiducia ai giovani. “Ne abbiamo trovato uno che forse non ha l’età, ma è un fenomeno». «E allora prendetelo, se potete» fu la risposta. Anche a riprova della lungimiranza di quella scelta la «signora delle colline», emblema e incarnazione del sistema Torino, è stata premiata come torinese dell’anno dalla sindaca Appendino, proprio da colei che doveva abbattere il sistema Torino: riconoscimento oltre l’appartenenza politica !!!
Contemporaneamente Greco appare meravigliosamente all’antica come i suoi studi, tormentato il giusto, come chi ha fatto della sua unica passione una ragione di vita. Più di 30 pubblicazioni scientifiche, collaborazioni dai Musei Vaticani al Louvre, curatela di esposizioni internazionali, oltre ovviamente alle spedizioni di scavo che lo vedono in partenza tra poche settimane per l’Egitto. Greco ha dichiarato di non amare la retorica dei talenti in fuga, ma ha lavorato quasi 20 anni fuori dall’Italia e ammette che «non sarebbe stato possibile» raggiungere gli stessi risultati nella Penisola. «Mi chiedo spesso cosa spinge le persone a fare migliaia di chilometri e tre ore di fila per vedere reperti di 4-5.000 anni fa perfettamente conservati. La mia risposta è che l’Egitto ci comunica il senso dell’immortalità, perché la sua civiltà è stata capace di superare la caducità umana e i limiti del tempo.” E del ruolo dei musei dice “Credo ai musei come centri di ricerca, come agorà aperta, capaci di programmare e di crearsi nuove possibilità di crescita”
Questo in breve il profilo di un giovane di grande talento e professionalità.
Ma veniamo alla cronaca.
Mentre si trovava a Torino per fare campagna elettorale, venerdì 9 febbraio Giorgia Meloni, leader di fratelli d’Italia, ha organizzato una breve protesta all’esterno del Museo Egizio per contestare una delle iniziative di marketing dell’istituzione dedicata a chi parla arabo. L’iniziativa, già sperimentata in passato, si chiama “Fortunato chi parla arabo” ed è dedicata ai “nuovi italiani”, con l’obiettivo di avvicinarli a una delle culture più importanti del mondo antico e di conseguenza alle loro radici. La promozione consente alle coppie di entrare pagando un solo biglietto e di utilizzare altri servizi del museo, come le audioguide in lingua araba. Secondo Meloni l’iniziativa è una forma di “razzismo al contrario” perché svantaggia gli italiani.
Quando ha saputo che un capannello di persone si era radunato per protestare davanti all’ingresso dell’Egizio, Christian Greco è uscito dai suoi uffici per incontrare Meloni e spiegarle le ragioni dell’iniziativa. Le ha ricordato che la cultura è universale e che il primo obiettivo dei musei è farsi visitare, cercando di avvicinare le persone meno interessate con iniziative e stimoli di vario tipo. Ha ricordato che il Museo Egizio organizza continuamente promozioni per chi non vuole o non si può permettere la spesa del biglietto intero, come per esempio sconti per le coppie il giorno di San Valentino, riduzioni in alcuni giorni della settimana e l’ingresso gratuito nel giorno del proprio compleanno.
Meloni ha ribattuto dicendo che l’iniziativa discrimina chiaramente su base religiosa, dimostrando di fare confusione tra religione e lingua parlata. Greco le ha infatti ricordato che parlare arabo e provenire da un paese in cui si parla quella lingua non significa essere necessariamente musulmani: in Egitto ci sono milioni di cristiani copti, che certamente parlano arabo ma non sono musulmani. Come ciliegina sulla torta il responsabile della comunicazione del partito Federico Mollicone domenica arrivava ad annunciare epurazioni: “Una volta al governo Fratelli d’Italia realizzerà uno dei punti qualificanti del proprio programma culturale che prevede uno spoil system automatico al cambio del ministero della Cultura per tutti i ruoli di nomina, in modo da garantire la trasparenza e il merito, non l’appartenenza ideologica”. Affermazioni smentite dalla Meloni che dichiarava successivamente: la notizia secondo cui Fratelli d’Italia vorrebbe cacciare il direttore del museo Egizio è una bufala inventata dalla stampa” è “montata ad arte dalla sinistra per coprire una iniziativa idiota del museo“. Peggio la pezza del buco
Ora senza commentare il “programma culturale” di Fratelli d’Italia, ci basta sottolineare la non corrispondenza e la superficialità di certe affermazioni che, come ormai succede in continuazione, vengono pronunciate con il solo scopo di propaganda e senza conoscere i reali interventi di ciò che si minaccia di cambiare. Diversi esponenti di FdI hanno fatto riferimento al museo Egizio parlando di “istituzione culturale pubblica”, quando invece trattasi di Fondazione, soggetto di diritto privato, dimostrando nuovamente di sapere molto poco di quello di cui parlano.
Nel caso specifico quindi né Fratelli d’Italia né alcuna altra forza politica potrà mai incidere sulle decisioni di un CDA così composto: della Fondazione di partecipazione fanno parte le amministrazioni locali dal Comune di Torino fino alla Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT. Al ministero dei Beni e delle Attività Culturali spetta soltanto uno dei cinque posti nel consiglio di amministrazione, proprio per rendere più equilibrata la gestione dell’organizzazione. Il governo quindi non può intervenire direttamente per rimuovere il direttore del Museo Egizio: non può farlo quello attuale, che ha dato pieno sostegno e solidarietà a Greco, e non potrà farlo un eventuale futuro governo avverso all’attuale gestione. Sostegno che sottolineiamo, si dà in ogni caso di vero professionismo, basato sul merito, sui risultati, sulla conoscenza esperita e non millantata.
Questa spiacevole vicenda ci ricorda quella forse ben più grave per le conseguenze sulla salute pubblica che riguarda i vaccini, e che riassume ogni considerazione in merito alla presunzione con la quale chiunque ormai si arroga il diritto di intervenire, in modalità amplificata e in qualche modo certificata dai social, su temi di cui non ha alcuna competenza, competenza che ricordo è frutto di anni di impegno, studio e ricerca e alla quale va riconosciuto il massimo rispetto.