Di Gino Colla
Milano, si sa, è una fucina di idee e di imprese innovative, cultura, eventi. Nell’articolo di oggi parliamo di FM (Frigoriferi Milanesi). Nel 1899 si inaugura questo complesso industriale come fabbrica del ghiaccio e magazzini refrigerati. Nel 1970 cambia destinazione e diventa luogo blindato per conservare beni preziosi, pellicce, tappeti. Nel 2003 viene fondata anche Open care – Servizi per l’arte, con attività varie, che vanno dai caveaux alla logistica, restauro, stime, perizie, archiviazione e compravendite di opere d’arte. Nel 2016 nasce FM Centro per l’arte contemporanea, che appunto, sfruttando gli spazi di cui sopra, in via Piranesi, a Milano, punta a valorizzare le collezioni d’arte conservate negli otto mila metri quadrati, organizzando mostre per esterni gratuite e valorizzando spazi che altrimenti rimarrebbero vuoti. Questo ha spinto aziende a spostare la sede amministrativa in questi spazi, per unire l’economia all’arte, e a proseguire con, da parte di Open care la propria attività tipica, specialmente di deposito e archiviazione di opere.
Questa filosofia, dovrebbe essere seguita anche nelle altre città, più o meno piccole, con vari edifici vuoti e privi di ogni prospettiva. L’arte aiuta quindi a rendere più vivibile e interessante la vita sociale.
Nel nostro piccolo, apriremo, come alcuni già sanno, un centro che si chiamerà Niduh, in via Bezzecca, 73, a Udine. Una piccola officina meccanica diventerà, opportunamente ristrutturata, un centro espositivo per artisti e per realizzare incontri anche di altre arti, come musica, poesia, teatro. Un’idea, sviluppata con il Circolo fotografico Friulano e DMAV, per vivacizzare una zona trascurata e per dimostrare che con pochi investimenti, ma molto entusiasmo, si può dare un futuro agli spazi periferici, coinvolgendo anche gli abitanti di zone limitrofe ai centri urbani.
Di altre iniziative, molto più rilevanti si dovrebbe parlare, come quanto previsto da Cecilia Alemani, curatrice nota (a lei si deve il Padiglione Italia della scorsa Biennale), su incarico di Art Basel. L’idea è di sfruttare il format della fiera dell’arte per promuovere eventi legati all’arte anche in città diverse (ricordiamo che esistono già, con grande successo la Art Basel Miami e Art Basel Hong Kong). Ovviamente è necessario coinvolgere le istituzioni locali, ma queste iniziative possono convogliare appassionati, collezionisti, e gallerie, alla scoperta di talenti artistici locali. Una speranza in più per i performers che sono poco conosciuti. Si comincerà da Buenos Aires. Sarebbe bello che anche qualche città italiana diventasse partner dell’iniziativa.
Questi sono alcuni esempi di come ci si può muovere, anche a livello liberale per aggregare potenzialità e idee in città meno famose di New York o di Londra. Altrimenti oltre alla differenziazione sempre più marcata tra ricchi e poveri, si allargherà anche il divario tra chi possiede conoscenze e chi non ha accesso alla cultura. Uno stimolo alla crescita della società, che risulta sempre più chiusa in ambiti nazionalisti e non di ampio respiro.