MOSTRE IN CORSO

Di Chiara Filipponi

Martedì scorso abbiamo visitato la mostra in corso a Casa Cavazzini dal titolo “James Rosenquist. Opere su carta/Works on paper” aperta fino al 17 giugno prossimo. Ad accompagnarci nel nostro percorso, una guida d’eccezione, Vania Gransinigh, direttore del museo e curatore della mostra, la quale ci ha condotto attraverso gli spazi dell’esposizione rendendoci partecipi anche degli aneddoti della vita di Rosenquist, personaggio particolarmente interessante del panorama artistico americano della seconda metà del Novecento.

Nato nel 1933 a Grand Forks, è morto lo scorso anno, nel marzo 2017, ed è stato senza dubbio uno dei padri della Pop Art senza mai perdere il suo tocco fresco e innovativo, proprio come ci ha raccontato Vania Gransinigh. Rosenquist ha indagato il mondo del cinema, della televisione e della pubblicità dandone una rappresentazione accattivante ma frammentata. La sua è una pittura policroma che esaspera dettagli decontestualizzati di oggetti banali e spunti tematici facenti parte della nostra vita quotidiana. I suoi quadri si caratterizzano per il grande formato e i temi propri del mondo pubblicitario, del quale ha fatto parte all’inizio della sua carriera, iniziata proprio dedicandosi alla realizzazione dei manifesti.

L’artista ha affrontato anche temi più specificamente legati al mondo socio-politico. Il suo dipinto più famoso e uno dei più grandi al mondo, intitolato F-111 del 1965, è ispirato alla guerra del Vietnam, come ci ha raccontato Vania. Raffigura un aereo da caccia americano accanto a oggetti e simboli frammentati, da un piatto di spaghetti a un fungo atomico.

Sue opere sono conservate nei musei di tutto il mondo, e qui a Casa Cavazzini, fino al 17 giugno si potranno ammirare trentacinque opere dell’artista americano, soprattutto incisioni, disegni e collages provenienti per la maggior parte da collezioni private statunitensi, che delineano l’evoluzione della sua attività dagli inizi degli anni Sessanta, alle ultime prove seguite all’incendio del suo studio avvenuto nel 2009. Un artista sicuramente da conoscere meglio.

Altra mostra da non perdere, come ogni anno, è quella di Illegio, che On Art visiterà il 23 giugno alle 11.00 (segnatevi già la data!), dal titolo “Padri e figli”. Sono 60 le opere che fino al 7 ottobre, sarà possibile ammirare ad Illegio: opere come rare, internazionali, che musicano un affascinante racconto sinfonico su melodie dal IV secolo a.C. fino al XX secolo della nostra era in cerca di padri. Tra le opere in mostra, provenienti da 46 sedi di 8 paesi diversi d’Europa, spicca senza dubbio un capolavoro drammatico noto al mondo intero: il Laocoonte. Frutto di tre maestri provenienti da Rodi, ammirata a Roma nel palazzo dell’imperatore Tito, ritrovata nel 1506 e divenuta il punto di partenza di quelli che oggi chiamiamo Musei Vaticani, il gruppo scultoreo del Laocoonte è stato molto studiato e imitato, e i Musei Vaticani stessi ne custodivano un’antica replica, che a Illegio proviene dalla sua attuale sede del Museo de Reproducciones Artìsticas de Bilbao.

Oltre a questa meravigliosa opera di Agesandro, Polidoro e Atenodoro, interessanti quelle dell’olandese Matthias Stomer, di Pompeo Girolamo Batoni, del francese Alfred Guillou e del russo Vassily Vereschagin.

Attraverso questi capolavori, la mostra propone la riscoperta di un legame fondamentale, dolce e tormentato, che ogni essere umano si porta dentro e che s’accompagna all’aspirazione di trovare una paternità più grande ancora di quelle che sulla terra siamo effettivamente capaci di vivere.

 

Spostandoci ancora, questa volta a Trieste, segnaliamo la mostra dal titolo “Massimiliano e Manet. Un incontro multimediale”, in corso al Castello di Miramare fino al 30 dicembre 2018.

Un percorso immersivo e multimediale, allestito negli spazi delle Ex Scuderie del Castello di Miramare, che dà vita all’incontro impossibile tra l’imperatore del Messico, fucilato il 19 giugno 1867, e Édouard Manet, il grande pittore francese che, indignato dalla vicenda, denunciò con la sua pittura le responsabilità di Napoleone III. Manet fu particolarmente colpito dalla notizia al punto che realizzò, tra il 1867 e il 1868, tre versioni di grande formato dell’Esecuzione di Massimiliano, ma l’opera, a causa delle possibili conseguenze politiche, fu rifiutata dal Salon di Parigi e nessuna delle tre versioni fu mai esposta durante la vita di Manet.

L’esposizione ci trasporterà all’interno di questa storia, dentro i luoghi che l’hanno scandita, da Miramare al Messico a Parigi, grazie a una dimensione immersiva di suoni, proiezioni e ambienti ricreati.

Ad accompagnarci in questo flashback virtuale, la narrazione teatrale ideata dallo sceneggiatore Alessandro Sisti e recitata da Lorenzo Acquaviva, che nei panni di Massimiliano farà rivivere le emozioni e le contraddizioni di questa trama, raccontando in prima persona le preoccupazioni dell’imperatore, il suo amore per Carlotta e per Trieste, il suo impegno per il Messico e i suoi tentativi di un governo illuminato.

A chiudere il percorso, i video di due giovani artisti Calixto Ramírez e Enrique Méndez de Hoyos, che si confrontano con una vicenda cruciale della storia del loro Paese e offrono una prospettiva diversa della vicenda, intrecciando ancora una volta in un’unica trama presente e passato, storia e arte.

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