ARTE PER IPOVEDENTI

Disabilità visiva e partecipazione all’arte.

Di Gianna Ganis

Questa volta vorremmo occuparci di musei ‘senza frontiere’, dove in assenza della vista saranno le mani ‘a vedere’ grazie a tecnologie innovative a misura di tutti per offrire all’intero pubblico la possibilità di accedere abbattendo le barriere architettoniche e sensoriali e valorizzando le buone pratiche rivolte all’inclusione.

Il pretesto riguarda la partecipazione di ON ART ad un bando sul turismo sostenibile per il quale abbiamo predisposto un progetto che si costruisce intorno alla possibilità per non vedenti e ipovedenti di accedere a servizi innovativi che rendano accessibile l’offerta turistico-culturale e in particolare, di entrare in connessione con le arti visive e fruire dei contenuti museali. La nostra proposta indirizzata all’area carnica, come richiesto dal bando, avrebbe selezionato due location dove operare, il Museo Carnico Michele Gortani di Tolmezzo e l’Art Park Verzegnis, siti nei quali sperimentare prevalentemente dei percorsi tattili e stazioni informative a misura di disabilità affiancando a questi, strumenti di contestualizzazione e la necessaria formazione degli accompagnatori. In sostanza la volontà di dotarsi di Occhi Virtuali per ammirare l’arte.

Con lo stesso intento di inclusività, illustri esempi già sono stati realizzati: a Roma dove la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con Progetto Cultura, ha avviato in numerosi spazi del Sistema Musei Civici, come nel caso dell’Ara Pacis, una ricca offerta di percorsi tattili e attività di formazione per studenti e operatori specializzati, all’interno del progetto “Musei da toccare”.

Al Museo del Prado di Madrid si è costruita un’esposizione che ospita sei quadri riprodotti con una stampante 3D, in modo da poter essere toccati anche da chi non può vederli. L’iniziativa viene incontro alle persone non vedenti o ipovedenti, che potranno godere fino in fondo di queste meraviglie artistiche. I più reconditi particolari, come i lineamenti dei volti, le pieghe di un vestito o i petali di un fiore, risultano in rilievo al tatto, permettendo un’esperienza sensoriale unica. Ogni opera, inoltre, è accompagnata da una descrizione in braille.

Anche a Venezia la proposta per la disabilità visiva presenta il progetto Doppio Senso. Percorsi tattili alla Collezione Peggy Guggenheim un percorso innovativo di avvio all’accessibilità museale rivolto a un pubblico di non vedenti, ipovedenti e vedenti, in chiave inclusiva, teso alla formazione di una comunità sempre più ampia e partecipe alla vita del museo, per la diffusione dell’arte moderna e contemporanea.

Pur concentrandoci sulla particolare sensibilità tattile dei non vedenti, che permette una lettura conforme dei dettagli delle opere riprodotte in 3D, possiamo ricordare anche che la disabilità visiva ha interessato tanti grandi artisti del passato i quali pur avendo subito seri problemi di vista hanno superato l’handicap, facendone addirittura un valore aggiunto per la propria produzione artistica. Degas era affetto da una patologia della retina alla quale adattò il suo modo di dipingere. Monet accettò nel 1922 di farsi operare alla cataratta e di portare poi lenti speciali “Vedo come attraverso una nebbia, diceva il padre dell’Impressionismo, ma l’effetto è molto bello e vorrei riprodurlo” Anche Munch che aveva perso un occhio da giovane rischiò di diventare cieco a 57 anni per una macchia scura sul campo visivo ma nonostante questo seppe fare della sua malattia elemento specifico  della propria arte.

 

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