Di Gino Colla
Quest’estate sono andato a Gibellina, vicino a Trapani, dove nel 1968 ci fu un terribile terremoto che rase al suolo la cittadina vecchia, collocata in mezzo alle colline di ulivi e di querce.
Vari artisti hanno contribuito a ricordare l’evento nella cittadina di Gibellina Nuova, ricostruita a circa 10 km. dal luogo del terremoto. In questa città si trova anche il museo delle trame Mediterranee, all’interno di un palazzo sequestrato alla mafia. Fuori, un’installazione di Palladino, molto riconoscibile di cavalli neri, con le zampe in una montagna bianca, tipo sale. Nel palazzo ha sede anche la Fondazione Orestiadi, che organizza all’esterno rappresentazioni teatrali e musicali nel corso dell’estate.
All’interno, vi sono opere moderne, quali quadri di Schifano, un lungo tessuto di Boetti, Carla Accardi, e alcune opere in legno per una rappresentazione dell’Oreste di Ceroli.
Ma oltre a queste, anche abiti da cerimonia Tunisia XX secolo, terrecotte berbere, gioielli algerini, antichi manufatti del Marocco e dell’Algeria.
Nel complesso un insieme di magnifici esempi dei colori, dei disegni, dell’artigianato che si rincorrono tra le due sponde del mediterraneo. E che fanno pensare che non basta la politica, o l’economia, meno fortunata dei paesi del Nord Africa a poter dividere un sentire comune, un’immagine del mondo, un colore dell’anima.
Nel tempo moderno gli assoluti, e cioè la Bellezza, la Verità, e il Bene, si stanno soggettivizzando e il bello è una categoria che sta scomparendo dalle varie declinazioni estetiche. Zecchi ci ricorda che il recupero avviene solo se si diffonde la cultura artistica a scapito di quella scientifica, più razionale e pratica. Il bello, in particolare, oggi, è dato dalla riscoperta dell’artigianato, del saper fare manuale, di cui l’Italia, tra l’altro era ed è ai primi posti al mondo.
Questa mostra permanente, che invito a visitare, insieme al vicino Cretto di Burri, che incarna un diverso modello di Bellezza, fatto di ferite e lacerazioni, in memoria del terremoto, ricorda a noi tutti l’importanza dello stile, e non solo dell’idea o della creazione originale. Un ritorno al saper fare insomma, e al ritrovare questa sensibilità come cifra determinante delle civiltà mediterranee.
“Non c’entrano solo la storia o la tradizione, il passato o la geografia, la memoria o la fede: il Mediterraneo è anche destino” (P. Matvejevic).