Di Marina Isaia
Il MUDEC di Milano ha organizzato una mostra dal titolo “The art of Bansky. A visual protest” che chiuderà il 14 aprile e che finora è stata un vero successo di pubblico.
La mostra, ovviamente non autorizzata dall’artista, raccoglie per la prima volta in un luogo pubblico oltre 70 lavori tra dipinti, sculture, oggetti, fotografie e video del writer inglese, considerato l’esponente più rappresentativo della street art contemporanea.
Bansky è un artista che non si mostra, la cui identità rimane tuttora nascosta, tant’è che è diventato un vero e proprio mito dei nostri tempi, che non vuole la fama e la gloria, che disprezza il mercato dell’arte e che crede fermamente nella libertà di espressione.
Alcune opere sono originali, altre delle riproduzioni.
Gli organizzatori, alla fine del percorso di visita della mostra, hanno allestito un bookshop/gift shop dove sono stati posti in vendita dei beni (agende, matite, penne, cartoline, segnalibro e altri oggetti del genere, insomma i tipici gadgets che si trovano in tutti i bookshop dei musei di tutto il mondo) con il marchio Bansky.
La vendita di questo merchandising e l’esposizione delle sue opere, non è stata gradita dall’artista che tramite la Pest Control Office Ltd, la società incaricata in via esclusiva dell’amministrazione, gestione e tutela dei diritti dello street artist più famoso al mondo, ha promosso un giudizio d’urgenza avanti il Tribunale di Milano (RG n. 52442/2018) lamentando la violazione del marchio perché, ebbene sì, Bansky rappresenta un marchio registrato in un apposito registro di Londra.
Il giudice ha parzialmente accolto la domanda dell’artista disponendo il ritiro degli oggetti in vendita per violazione del marchio, ma in ordine alle due riproduzioni di altrettanti lavori dell’artista (la bambina con il palloncino rosso e il lanciatore di fiori) usate per la promozione del progetto culturale della mostra ha respinto l’istanza perché, sostiene il Giudice, non rappresentano una violazione. E ciò in quanto trattandosi di opere d’arte, potrebbero essere protette solo se l’autore rivelasse le proprie generalità in base alle norme vigenti sul diritto d’autore.
Il che impossibile, almeno ad oggi, per Banksy che ha fatto dell’anonimato la sua arma vincente.