Di Gianna Ganis
Speciale Biennale
“Che tu possa vivere in tempi interessanti”
Questo il titolo della Biennale 2019, mostra che presenta 79 artisti e gruppi da tutto il mondo.
Il curatore incaricato per questa edizione è l’americano Ralph Rugoff che ha scelto di dividere l’allestimento in 2 sedi, nel Padiglione centrale dei Giardini e all’Arsenale con due mostre separate dove proporre gli stessi 79 artisti ma con nuclei di opere ben distinti.
Intervistato il curatore spiega così il titolo e l’obiettivo della mostra
“Pensando alle vicende orribili degli ultimi due o tre anni, come non creare una mostra che avrebbe riflettuto sul momento in cui viviamo offrendo anche l’opportunità di trovare una prospettiva di vita in questo periodo, considerandolo anche interessante, oltre che epoca pericolosa…
… presentare opere che dialoghino con il pubblico e pongano domande che i visitatori possano poi sviluppare, elaborando in seguito l’esperienza di visita…
Rispetto alla divisione in due sedi espositive, Rugoff spiega così le ragioni della scelta: la prima rimanda all’idea di divisione sociale che sembra esacerbare il nostro mondo; la seconda riguarda la volontà di attirare l’attenzione sulla molteplicità della pratica artistica ovvero sul fatto che artisti interessanti lavorino in modi diversi e quindi per ognuno di essi vengano presentati 2 lavori distinti.
Un’ulteriore peculiarità voluta dal curatore quest’anno è l’inclusione nella mostra di soli artisti viventi, da lui così motivata:
“…era diventata una moda tra i curatori tentare di recuperare artisti scomparsi e dimenticati o che non avevano ricevuto l’attenzione che meritavano, cosa che per me costituisce progetto di un museo, mentre confrontarsi con gli artisti con cui stavo lavorando è stato più interessante anche se più impegnativo e per loro più eccitante.”
Come per ogni edizione della Biennale si pone il problema della fatica fisica veneziana che la visita comporta di cui anche Rugoff testimonia quando in passato aveva partecipato in veste di visitatore. A questo proposito, in particolare per gli spazi dell’Arsenale, la sua scelta allestitiva non sarà più incentrata sull’ esposizione lungo le pareti, con effetto troppo simile ad una fiera d’arte, ma tagliando orizzontalmente il lungo spazio rettangolare consentendo di focalizzare l’attenzione suolo sull’opera che si sta osservando, sperando di rendere così la visita meno stancante e dispersiva.
Infine per chi volesse seguire le dichiarate preferenze di Rugoff (fatto inconsueto da parte di curatore che indica i 5 artisti per lui più interessanti) ecco i nomi:
Sotham Gupta (India) con 2 diversi gruppi di fotografie della periferia di Calcutt. Un reportage senza retorica
Jill Mulleady (Uruguay) 2 serie di quadri riletti a partire da “Fregio della vita “di Munch
Lawrence Abu Hamdan (Giordania) La sua opera “Walled Unwalled” è un’opera fondamentale il cui tema sono le pareti e le barriere
Martine Gutierrez (Stati Uniti) opere come parodia della presentazione di un’identità etnica
Frida Orupabo (Norvegia) Sociologa presenta collage su supporto d’alluminio e un’installazione quale prima opera Instagram
Vi ricordiamo che, come per ogni passata edizione della Biennale, On Art anche quest’anno programmerà per luglio un incontro illustrativo preliminare riferito alla visita, agli artisti, alle opere a cura della storica dell’arte Eva Comuzzi , a cui seguirà nel mese di ottobre la visita guidata a Venezia.