BREXIT E MERCATO DELL’ARTE

Di Marina Isaia

Il 31 ottobre 2019 potrebbe rappresentare la data definitiva per Brexit.

Come si rifletterà tutto ciò sul sistema dell’arte?

Londra è riconosciuta universalmente come la capitale europea del mercato dell’arte e uno dei più importanti centri a livello globale.

Le principali case d’asta britanniche – Sotheby’sChristie’sPhillips e Bonhams – rappresentano istituzioni internazionali e non sembrano particolarmente preoccupate dallo scenario post-Brexit. Sotheby’s e Christie’s hanno investito ingenti risorse durante le ultime due decadi al fine di penetrare il mercato asiatico e nonostante alcune difficoltà legate al forte protezionismo della Repubblica Popolare della Cina, sono riuscite ad affermare la loro presenza nell’area pacifica.

Bisogna infatti considerare la struttura legale ed aziendale delle due case d’asta più influenti al mondo: ogni singola sede costituisce una Limited Liability Company (società a responsabilità limitata) che concorre alla creazione di un insieme di aziende facenti riferimento ad un’altra LLC – con sede a New York per Sotheby’s e a Londra per Christie’s. Se Londra dovesse crollare e perdere la sua leadership all’interno del mercato dell’arte, le perdite relative a tale collasso avrebbero un impatto diretto esclusivamente sulle rispettive sedi inglesi, senza inficiare la struttura nel suo intero.

Ovviamente, in caso di Brexit, le agevolazioni legali ed economiche legate alla presenza del Regno all’interno dell’Unione Europea verranno meno e comporterà il ritorno della frontiera doganale, e con essa la cessazione del libero scambio di merci all’interno del Mercato Unico. Le opere d’arte che fino ad oggi circolavano tra i diversi Stati Membri senza imposizione di dazi non saranno più esenti, con un impatto che, a seconda della classificazione dell’opera importata.

Un tanto avrà un impatto sia in materia di imposizione dell’IVA, sia in materia di tutela dei diritti d’autore sulle opere artistiche, sia in ambito di licenze all’esportazione.

Nonostante ciò le possibili conseguenze della Brexit nel settore dell’arte non sono mai state al centro dell’attenzione nel dibattito politico.

La cultura è infatti quasi sempre un argomento con poco appeal politico ed è spesso posta in secondo piano anche nei programmi di governo.

L’importanza del settore, tuttavia, non è da sottostimare: evidenziamo che le industrie “creative” sono uno dei settori che cresce più velocemente e ricordiamo che, la cultura, è per sua natura senza confini e senza barriere.”

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