Di Gino Colla
Una domenica piovosa di questo triste autunno sono andato a visitare la mostra in oggetto (aperta fino al 29.11.2020).
La galleria Plurima di Valentino e Anna Turchetto fu aperta a Udine nel 1973, ebbe un ampliamento a Milano dal 1989 al 1995, e chiuse nel 2012. Attraversò filoni ben precisi dell’arte, e cioè l’arte astratta e la pittura analitica. Quest’ultima tendenza, che aveva come interpreti, Arico’, Gastini, Griffa, Patelli, Morales, tendeva a liberarsi di espressioni interiori o esteriori per rivalutare il colore e il segno semplice e libero da riferimenti culturali. Insieme a questi, il gallerista coltivo’ un’amicizia con Castellani, l’artista delle estroflessioni, che poi ha avuto tanto successo sul mercato.
Turchetto fece conoscere anche artisti locali, alcuni dei quali non producono più, come Rizzi, Franzolini, Lazzaris, Serse ben rappresentati nella mostra di Gradisca. All’ingresso sono stato colpito da un bellissimo Ciussi, sempre attuale con le sue forme geometriche.
Nell’insieme la mostra trasmette gioia e colori di un periodo storico, anche locale, che non tornerà più. Ogni apertura nella galleria era un modo di festeggiare l’artista e l’arte con i suoi stimoli e con l’entusiasmo di anni di crescita dell’economia e della creatività. Un modo di portare a Udine una ventata di freschezza inventiva, che poi ha portato gli artisti a vari successi internazionali.
Oggi le gallerie sono scomparse, per gli orpelli burocratici (Iva al 22% sulle opere, ecc.), e per una mancanza di investimenti su figure giovani e promettenti che pur esistono anche da noi. Pensiamo alla Maria Elisabetta Novello, trattata da Galleria Marra di Roma e poco conosciuta da noi. A proposito, lei, con altri artisti interessanti sono in mostra a Casa Cavazzini.
La capacità di ricerca di Turchetto, e di trasmissione di un’idea di arte come generatrice di creatività anche negli spettatori e non come semplice arredo, a Udine, è difficile da trovare. Per questo bisogna ringraziare il gallerista per quello che ha fatto e per la varietà di artisti che ha portato in una città da sempre un po’ chiusa ai foresti.
Speriamo che tornino tempi dove ci sia trasmissione di idee, di stimoli, di input, e l’arte, come dimostrano recenti ricerche svolte sul ruolo dei musei, sono un bacino fecondo di benessere per la mente.
Non abbandoniamo l’arte, la musica, il cinema, considerando tutto ciò una perdita di tempo, e dedichiamoci alle letture e alle visite delle mostre, come quella di Gradisca, che sono numerose anche in questo periodo.
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