Di Gianna Ganis
Noi di ON ART che siamo appassionati di linguaggi artistici, fotografia-arti visive, ci siamo interrogati sul significato di INSTAGRAM, contemporaneo strumento planetario dal potere mediatico e ipnotico da milioni di utenti.
Grazie a un linguaggio fotografico innovativo -basta uno smartphone- e in virtù del ruolo trainante di comunicazione sociale, Instagram ha superato la leadership di Facebook. Inoltre il suo utilizzo ha fatto sì che il bisogno di comunicazione/connessione si trasferisse dalle lettere alle immagini con il conseguente uso di una primitiva sintassi fotografica popolare: è vero infatti che è più semplice fare una foto al proprio oggetto d’interesse che descriverlo scrivendone.
Ma andiamo per ordine. Che cos’è dunque INSTAGRAM?
Ha una madre e un padre celeberrimi: la Polaroid e Andy Warhol.
Già dagli anni ‘60 l’industria americana riversava sul mercato brillanti invenzioni: la Polaroid ovvero la macchina fotografica a sviluppo immediato, rappresentò lo strumento che condivise l’euforia estetico/creativa della POP ART (Andy Warhol con la Polaroid in mano è una delle icone più celebri di quel periodo artistico).Questa novità rese chiaro che operando sul piano emotivo e sociale del fruitore, l’idea di visualizzare istantaneamente il risultato costituiva un passaggio rivoluzionario, offrendo a tutti con la sua magica scatola, sinonimo di totale indipendenza dalle tecniche fotografiche, una nuova forma di libertà di espressione nella duplice chiave di privatizzazione e autonomia.
Warhol, da grande anticipatore, sosteneva inoltre che “le immagini esistono per essere condivise”: niente di più attuale… come si evidenzia dalla mission propria di INSTAGRAM “Capture and share the World’s moments”
Comparsa come App nel 2010, Instagram permette di rendere pubbliche, cioè di condividere (“share”) le proprie immagini in un forum virtuale accessibile a un pubblico universale. Ognuno può commentare, ricevendo altri commenti sulle proprie foto, ci sono i followers e il following, tutti sono creatori o giudici al tempo stesso: un vero social network delle immagini.
Il grande motore di ricerca si muove sotto la spinta di 3 impulsi fondamentali: il legittimo bisogno di fissare momenti felici, l’irresistibile fascino del divismo e della spinta narcisistica, la ricerca della visibilità (narrazione dell’io) e del successo economico.
Se dovessimo dare una definizione potremmo definire Instagram un immenso contenitore al cui interno convivono fotografia, musica, video, fumetti, e-commerce, cucina, letteratura e tutto quanto si possa condividere istantaneamente in rete. Secondo i suoi detrattori la maggioranza delle immagini presenti si manifesta come una forma perversa di bulimia estetica anestetizzante e una massa infinita di segni destinati a spegnere il loro ciclo vitale una volta esaurita la loro funzione di contatto o di interazione sociale, nel momento in cui l’immagine e il suo significato si perdono nel medium.
Pur in questo mare magnum, è verosimile che una minima parte degli utenti, una comunità stimata nell’ordine di decine di migliaia, elabori invece un discorso dalla valenza espressiva. Una variegata “avanguardia” di autori, composta da artisti di discipline varie, professionisti della fotografia, dei video, della musica o semplici appassionati, sperimenta attraverso Instagram, nuove tecniche e nuove forme di linguaggio a dispetto di chi si preoccupa solo della deriva trash impressa dai “nuovi vandali del selfie”.
Una domanda ci viene però spontanea: questa massa di immagini apparentemente insignificanti andranno a costituire un giorno materia di analisi erudite, per esempio, sulla formazione di un linguaggio visivo popolare e, come per gli idiomi parlati, questi verranno poi confrontati con le versioni più nobili, ovvero con la lingua letteraria?
Come ON ART rimandiamo a un approfondimento sulla questione quando, riflettendo sull’avvento dell’uomo digitale, sul ruolo della fotografia e sul significato e produzione di arte attraverso nuovi media, realizzeremo un incontro/confronto, apriremo un dialogo fra Instagramers.